Intervento di Cristina Zanini Barzaghi gruppo PS GISO FA
A favore del rapporto di minoranza M8453R2 16.1.2025 e dell’emendamento di Samantha Bourgoin
“Non c’è dubbio: gli ingegneri civili sono inconsapevoli urbanisti. Chi costruisce le opere che emergono maestose nei nostri paesaggi agricoli e urbani? Chi stabilisce i tracciati e l’aspetto fisico delle vie di comunicazione che fissano nuovi limiti territoriali incisivi? Chi si occupa di scavare porzioni della nostra città sotterranea? La risposta è: sono gli ingegneri civili, ben più degli architetti…“
Non sono parole mie, ma di Pierre von Meiss, professore di architettura al Politecnico di Losanna. In un articolo del 2015 affermava che “la missione civilizzatrice dell’ingegneria civile (da qui in nome della disciplina) è oggi ben più importante che nel passato ma purtroppo in pochi si mettono ancora in gioco per discutere le conseguenze urbanistiche/territoriali del loro mandato.”
Progettare e costruire non significa solo rispettare tempi e costi, significa trasformare il nostro mondo con qualità e bellezza, migliorando la nostra vita, rispettando l’ambiente e il paesaggio, per noi e soprattutto per le generazioni successive.
Questo è il pensiero che molti anni fa mi ha spinto ad impegnarmi in politica, per dare un contributo più ampio a temi, che frequentemente ci vengono proposti come prettamente tecnici.
Lo sviluppo del comparto della stazione di Lugano ha avuto purtroppo un decorso poco lineare e dopo un primo concorso nel 1987, in tempi in cui l’auto regnava sovrana e la sostenibilità ambientale non era considerata come un criterio importante, il progetto si è sviluppato dando troppa importanza al traffico privato.
Impostare un anello stradale attorno alla stazione più importante del nostro Cantone è un errore ma ormai “i buoi sono fuori dalla stalla”. Si è cercato di recuperare questa falla aggiungendo e modificando nel corso degli anni un insieme di opere concatenate in modo complesso, sia a livello spaziale sia temporale.
Con il rapporto di minoranza la relatrice ha evidenziato bene questo lungo processo e le principali criticità esistenti. In modo pragmatico, cosciente che non si possa tornare indietro, ci propone degli emendamenti ragionevoli.
Soprattutto chiede che, nonostante i termini imposti dalla scadenza dei sussidi, si concatenino meglio tutte le opere del comparto. Manca al momento un assetto chiaro rivolto prioritariamente ai pedoni, agli utenti dei mezzi pubblici, alle biciclette, che possano convivere con gli spazi destinati al trasporto privato. Si deve perciò fare un riordino attraverso un concorso di progetto o simile, perché:
1. Vorremmo capire come avverrà concretamente la valorizzazione e il collegamento con nuovi percorsi pedonali fra gli spazi verdi oggi mal sfruttati del parco del Tassino, del Parco Bertaccio e del Parco Lucerna – trincea di Massagno.
2. Vorremmo capire come conviveranno i forti flussi di pedoni e bus fra il nuovo atrio, il nodo intermodale, il posteggio sotterraneo, la discenteria del tram, la ciclopista e la via Basilea a nord.
3. Vorremmo avere delle coperture con un carattere univoco, che permettano di avere un percorso completamente coperto dal treno al nodo intermodale. Vorremmo un manufatto meno oneroso, più sostenibile e smontabile, visto che si attendono eventuali sviluppi edificatori sovrastanti.
4. Vorremmo vedere tutto il comparto pensato come zona incontro con arredo urbano adatto e zone permeabili con verde, laddove possibile con alberature
5. Vorremmo un percorso ciclabile facilmente accessibile da tutte le direzioni, il più possibile pianeggiante, completo da nord a sud, economicamente sostenibile.
6. Vorremmo più coinvolgimento della città di Lugano nella discussione dei progetti, visto che sarà la popolazione locale e gli utenti del comparto a subire per anni i disagi di tanti cantieri.
Giovanni Lombardi diceva che “l’ingegneria, in particolare quella civile, è scuola di realtà, concretezza, visione generale e responsabilità.”
È nostro dovere assumere le nostre responsabilità e fare in modo che i problemi che si intravvedono vengano corretti con qualche ragionamento in più.
Senza stravolgere processi ormai avanzati a tal punto da non poter essere più rivisti in modo incisivo, si possono fare certamente dei miglioramenti, seppur in zona cesarini, prima di passare alla fase esecutiva. Alle nostre richieste è possibile reagire celermente in modo positivo.
Non stiamo parlando solo di temi tecnici, siamo parlando di praticare la decantata “cultura della costruzione” promossa dalla Confederazione, stiamo parlando di poter realizzare opere di qualità e belle, che resteranno per decenni nel paesaggio e sotto gli occhi di tutte e tutti noi.
I nostri emendamenti sono un tutt’uno: siamo certi che molte e molti di voi li sosteranno tutti e tre, come farà il nostro gruppo.