«È un primo passo, al quale spero ne seguano altri». La municipale socialista Cristina Zanini Barzaghi si esprime sulla scelta del Municipio di Lugano di affidare per tre sere la settimana – in una sorta di semiautogestione – lo Studio Foce ai giovani che vorranno proporre e organizzare eventi. Un tentativo di risposta dell’Esecutivo alla mancanza  – acutizzata dallo sgombero dell’ex Macello – di spazi a loro dedicati. Mancanza di spazi che secondo molti sono la causa dei raggruppamenti spontanei che negli scorsi mesi sono degenerati, in certi casi, nel disturbo della quiete pubblica o in episodi di violenza. L’idea di permettere ai giovani di «occupare», per una ventina di ore la settimana, lo Studio Foce è un passo avanti, ma secondo la municipale la città deve fare di più.

«È giunto il momento – ci spiega – di concentrarci maggiormente sulla politica giovanile. Capire cosa vuole fare Lugano con i giovani e per i giovani, e puntare su di loro, ma non solo a parole». Che fare dunque? «Partiamo – sottolinea Zanini Barzaghi – dalla constatazione che se guardiamo la storia, anche alla nostra, ci accorgiamo che le spinte e i grandi cambiamenti arrivano quasi sempre dagli studenti. Pensiamo al Sessantotto, alle proteste contro il G8 o più recentemente a quelle per il clima». «In realtà da noi – continua Zanini – troviamo già una bella vitalità. Oltre al CSOA esistono tante entità giovanili. Nella cultura mi viene in mente la Sonnestube e il Morel. Al liceo, USI e SUPSI ci sono delle associazioni studentesche. In più abbiamo scout, gruppi che fanno musica e sport. Tutte realtà che andrebbero coinvolte e aiutate». E magari anche analizzare quelle realtà – pensiamo al Casotto o al Domani – oggi o scomparse o comunque assopite, ma che in tempi ancora relativamente recenti hanno rappresentato dei punti di riferimento importanti per i giovani di Lugano. «E allora forse, al di là delle discussioni sull’ex Macello, dobbiamo chiederci se non occorra imboccare diverse strade e trovare non solo uno ma più spazi di questo tipo».

Ma, appunto, in che modo? «Lugano ha parecchi immobili inutilizzati, o sottoutilizzati, sia pubblici che privati, sparsi un po’ ovunque in città. Credo che potremmo, come del resto fanno da tempo tanti altri centri svizzeri, coinvolgere direttamente i giovani. Capire che tipo di esigenze hanno e che tipo di attività vorrebbero. Non penso solo a quelle ricreative ma anche allo studio e al lavoro. E, nel limite del possibile, accompagnarli senza imporre troppe regole, lasciando che i progetti vengano realizzati principalmente da loro. Dal basso dunque. E non dovrebbe necessariamente neppure essere il Municipio a farlo. Potrebbe essere un compito da affidare a SOTELL, un’associazione già esistente, gestita ora dalla Città, che potrebbe trovare così un ruolo sociale più chiaro. Potremmo per esempio coinvolgere i Giovani per il clima e offrire loro spazi per concretizzare il loro pensiero a favore dell’ambiente con mercatini dell’usato o orti urbani. Incontrare giovani artisti e musicisti, che hanno pochissimi luoghi in cui provare ed esibirsi, e ricercare spazi che non arrecano troppo disturbo al vicinato.». Non un unico luogo, ma più realtà diffuse, sparse per la città e per suoi quartieri. «Faccio un esempio: a Lucerna una vecchia piscina è stata affidata ai giovani, che ne hanno fatto un centro per eventi con attività culturali. La politica giovanile viene abbinata con arte, socialità ed economia», spiega Zanini. Qualcosa di simile è stato fatto comunque – aggiungiamo noi – anche a Lugano, dove il Lido San Domenico è stato affidato a dei giovani gestori che, con le loro idee e cambiando un po’ gli schemi, sono riusciti a trasformarlo in un luogo molto interessante. Ma l’idea di Zanini, appunto, è quella di non focalizzare l’attenzione solo su un singolo immobile. Anche perché forse è proprio stata questa la «pecca» della politica giovanile luganese degli ultimi anni. Sotto i riflettori c’era sempre e soltanto l’autogestione all’ex Macello, accanto al quale si sono sviluppate sempre più – nel bene e nel male – proposte gestite direttamente dal Dicastero Giovani e Eventi. Questo significa, chiediamo a Zanini Barzaghi, che luoghi più diffusi e capillari potrebbero eliminare la necessità di trovare nuovi spazi per il centro sociale autogestito? «Credo che in città possa esistere ancora uno spazio per il CSOA. L’avrei visto bene anche all’interno del progetto di valorizzazione dell’ex Macello. Ma Municipio e Consiglio Comunale la pensano diversamente. Con i servizi comunali abbiamo perciò analizzato delle strutture alternative di vario tipo. Certo, per la scelta è indispensabile dapprima coinvolgere gli autogestiti e trovare una forma condivisa di dialogo». Ma, appunto, secondo Zanini Barzaghi se si parla di politica giovanile occorre avere una visione generale e pensare contemporaneamente anche ad altro.

Dal Corriere del Ticino del 6 ottobre 2021