“L’autostrada ticinese si dipana in una zona prevalentemente montagnosa ed intensamente abitata nel fondovalle, costretta fra laghi, fiumi, edificazioni, strade, ferrovie e condutture: da ciò derivano le sue particolari e talvolta estreme difficoltà di ordine tecnico e paesaggistico che di norma non si riscontrano nel medesimo grado di intensità nelle autostrade costruite finora in America e in Europa. Non spetta evidentemente a me dare un giudizio sul risultato estetico dell’opera, frutto della volonterosa collaborazione con l’ufficio delle strade nazionali, i progettisti e esecutori; tuttavia è lecito dire che la decisione dell’onorevole Zorzi è stata in quel tempo un esemplare atto di politica culturale che torna a vanto del Ticino.”
Così si esprime negli anni Ottanta, l’architetto Rino Tami alla conclusione del suo lavoro di accompagnamento architettonico per la nuova autostrada ticinese, costruita nel ventennio precedente. Con poche regole formali, Tami ha saputo indirizzare il lavoro degli ingegneri e dare un carattere unitario ad un’opera che ha modificato fortemente il nostro territorio. Se l’estetica dell’autostrada ticinese è ora riconosciuta a livello internazionale, lo dobbiamo soprattutto all’allora consigliere di Stato Franco Zorzi, che ha voluto dare carattere culturale a questa opera infrastrutturale.
L’autostrada ticinese, con i suoi ponti, muri di sostegno, portali di galleria, è quindi un bene culturale. I recenti interventi nel Sottoceneri con ripari fonici e segnaletica hanno purtroppo in parte compromesso il disegno unitario voluto al momento della sua realizzazione.
Tutte le costruzioni sono opere d’arte in equilibrio con il paesaggio circostante: non solo gli edifici ma anche i ponti, le strade, le ferrovie, le gallerie e le dighe influenzano il paesaggio e anche la nostra vita quotidiana. Non è necessario istituire una tutela stretta nei loro confronti, ma almeno avere una giusta sensibilità nella loro conservazione. Perciò ingegneri e architetti hanno una grande responsabilità interdisciplinare: la capacità di trovare soluzioni visionarie e innovative dipende non solo dalle loro abilità tecniche ma soprattutto dalla capacità di dialogare con paesaggisti, storici e politici.
Proprio di questo si parlerà il prossimo 25 gennaio al LAC a Lugano nel simposio promosso dalla Società svizzera Ingegneri e Architetti (SIA) “L’arte di costruire le strade”, nel corso del quale verranno esposte le tesi di diversi specialisti – urbanisti, ingegneri e committenti – coinvolti nella realizzazione e manutenzione di infrastrutture stradali. Si tratta di un’iniziativa in collaborazione con l’Ufficio Federale delle Strade USTRA che s’inserisce nelle numerose attività dell’anno del patrimonio culturale 2018.
Proprio di “Baukultur” (cultura della costruzione) parlerà il presidente della Confederazione Alain Berset nei prossimi giorni al forum internazionale di Davos.
Se – come detto da studiosi in passato – “le strade sono le abitazioni del collettivo” e “percorrere le vie di trasporto deve essere un’esperienza da valorizzare nella sua bellezza”, allora abbiamo bisogno di avere maggiore attenzione pubblica da parte della società e della politica. Anche le strade, sia storiche sia recenti, fanno parte del nostro patrimonio culturale.