Rete Laudato Sì, Festival della dottrina sociale, 28-29 novembre 2024 tavola rotonda attorno al film di Davide Rinaldi, Io non abito più qui contributo per atti del convegno di Cristina Zanini Barzaghi, ingegnera civile, già municipale di Lugano.

“…devo attrarre la tua attenzione su una qualità intrinseca di questa città ingiusta che germoglia in segreto nella segreta città giusta: ed è il possibile risveglio – come un concitato aprirsi di finestre – d’un latente amore per il giusto, non ancora sottoposto a regole, capace di ricomporre una città più giusta ancora di quanto non fosse prima di diventare recipiente dell’ingiustizia. …”

Da “Le città invisibili” di Italo Calvino, le città nascoste 5. Berenice

Introduzione

Sono figlia di persone di estrazione modesta. Ho trascorso i primi anni in un piccolo appartamento lungo una strada trafficata a Chiasso, con tanti fratelli e sorelle. L’ascensore sociale del welfare degli anni Settanta mi ha permesso di fare un percorso professionale e politico per nulla evidente. Ho progettato e costruito la mia casa. I miei figli ci sono cresciuti e dopo molti anni, sono sempre felice di abitarci. Sono una privilegiata. Molte persone purtroppo non hanno l’opportunità di abitare dignitosamente, nemmeno in un paese benestante come il nostro. Lo trovo ingiusto e perciò mi dedico spesso al tema dell’abitare e alla socialità. Il mio triplice impegno di ingegnera civile, di socialista e di presidente di una cooperativa abitativa mi permette uno sguardo interconnesso, senza separazione fra economia, socialità, ambiente e governance come gli obiettivi per lo sviluppo sostenibile dell’ONU che formano un tutt’uno in forma circolare. Nei seguenti capitoli raccolgo le mie esperienze riguardo all’abitare a Lugano, una città che, come Berenice, racchiude in sé giustizia e ingiustizia.

L’alloggio nell’agenda politica ticinese

Il tema dell’alloggio è da tempo nell’agenda politica in Ticino. Nel corso degli anni si sono susseguiti diversi studi e atti parlamentari, ma senza importanti azioni concrete da parte dell’ente pubblico a favore di alloggi a pigione moderata. Il nostro Cantone resta molto arretrato a riguardo. Ciò è particolarmente grave, visto che in Ticino la popolazione che vive sotto la soglia di povertà raggiunge quasi il 20%. L’ampia casistica di persone in fragilità comprende anziani, famiglie monoparentali, giovani professionisti, disoccupati di lunga durata e persone in assistenza per motivi di salute e molti non hanno una situazione abitativa dignitosa. È dimostrata da tempo la necessità di più alloggi a pigione moderata, soprattutto nelle aree urbane del nostro cantone. Gli appartamenti di proprietà della città sono solo l’1.3% del totale, in gran parte vetusti, ma molto richiesti viste le pigioni più basse rispetto alla media. Ma sono una goccia nel mare. Ho proposto in Municipio diverse iniziative per aumentare la quota di alloggi con pigione accessibile: poche hanno attecchito, molte altre non sono riuscite a superare lo scoglio della maggioranza politica, che è convinta che il mercato sia in grado di autoregolarsi. Non è così.

Il mercato immobiliare non si indirizza ai bisogni reali

Nel nostro paese la politica fondiaria è in mano all’economia privata. Inevitabilmente il tema dell’abitazione viene gestito principalmente da fondi immobiliari, da casse pensioni, assicurazioni e banche. Gli interessi bancari bassi e addirittura negativi convogliano i capitali nell’immobiliare, con investimenti che rispondono soprattutto a logiche finanziarie di rendimento. Anche da noi ci sono fenomeni di gentrificazione come quelli esposti nel documentario “io non abito più qui” sulle città statunitensi. Promotori sganciati dalla nostra realtà entrano ovunque nel mercato con compravendite spregiudicate, acquisiscono terreni e edifici e fanno progetti senza tenere conto dei bisogni di chi abita sul posto. Si distruggono interi isolati per realizzare appartamenti più costosi, che spesso restano sfitti. Con disdette-vendita si allontana dalla città chi non può permettersi di pagare affitti alti. La città si trasforma in un luogo meno vitale e con più traffico; anche i commerci e i ristoranti ne risentono. Gli ultimi avvenimenti a Breganzona e Pregassona, che toccano la vita di centinaia di persone, illustrano bene questa dinamica.

Ci vuole una politica fondiaria pubblica più attiva

Solo l’ente pubblico può rendere la città più giusta. Le principali città svizzere hanno riconosciuto l’emergenza alloggio da decenni e hanno adottato una politica fondiaria più attiva con acquisti di aree dismesse e con la promozione di cooperative di alloggi per far sì che la densificazione e la gentrificazione possano avvenire tenendo sotto controllo le esigenze sociali. Sono innumerevoli le esperienze interessanti di processi partecipativi dal basso e di partenariati fra pubblico e privato, con enti senza scopo di lucro. Nei miei undici anni da municipale ho cercato di portare a Lugano queste esperienze. Risvegliare l’interesse su un tema trascurato da decenni è stato impegnativo. Di seguito illustrerò alcune azioni avviate. Spero che si potranno vedere degli effetti nei prossimi anni.

Si può fare qualcosa con piccoli gesti

In un clima politico difficile, bisogna operare per piccoli passi e trovare soluzioni che possano raccogliere il consenso generale. Una prima azione è stata quella di gestire meglio le proprietà della città. Con un nuovo regolamento di attribuzione degli alloggi della città, abbiamo ora regole chiare per favorire le persone più bisognose alla ricerca di un alloggio. Allo stesso tempo abbiamo stanziato un credito di 10 milioni di franchi per rinnovare gli appartamenti della città, in gran parte molto vetusti, come ad esempio il quartiere di via Trevano – le cosiddette case del ’48. Fino a pochi anni fa, questo complesso di casette con ampio giardino, realizzato dal rinomato architetto ticinese Rino Tami, era destinato alla demolizione per essere sostituito da anonime palazzine. Il risanamento ha permesso di mantenere alloggi a prezzi convenienti e di conservare il carattere architettonico originale.

Aiutare i proprietari virtuosi

A Lugano esistono pochi enti senza scopo di lucro che si dedicano all’alloggio sostenibile. Per favorire le loro iniziative è stata introdotta una nuova ordinanza per dare bonus edificatori a chi vuole realizzare alloggi a pigione moderata. Fra i beneficiari di questa nuova ordinanza ci sono la cooperativa Emmy in corso di ampliamento e la cooperativa Vivi Lambertenghi, che ha ricevuto un terreno in diritto di superficie dalla città. Altri proprietari, nel caso di rinnovo di edifici esistenti, potranno pure beneficiarne.

La cooperativa Emmy di Loreto

Come municipale ho l’impressione di non essere riuscita a fare molto, ma cerco di fare la mia parte al di fuori dalla politica. Dal 2012 sono presidente della cooperativa Residenza Emmy, proprietaria di una palazzina a Lugano-Loreto con una ventina di appartamenti per persone anziane di reddito modesto. Si tratta di un’iniziativa attivata negli anni Sessanta dalle associazioni femminili e da allora sempre gestita da donne. La cooperativa rivolge il proprio impegno al benessere degli inquilini. Oltre ad appartamenti semplici, la casa dispone di una sala comune in cui si tengono delle attività ricreative. Un’infermiera è disponibile una volta alla settimana per un controllo-salute. Ora stiamo rinnovando e ampliando la nostra casa. Non abbiamo sfrattato i nostri inquilini ma abbiamo trovato una soluzione transitoria in una casa vicina e il prossimo anno torneranno in spazi completamente rinnovati. Anche per questo siamo un riferimento per altri enti senza scopo di lucro rivolti all’abitare che potrebbero nascere in futuro.

La sfida dell’economia circolare

L’enorme patrimonio costruito nel dopoguerra, oggi invecchiato, non può essere abbattuto completamente per lasciare spazio a nuovi edifici con affitti ben più alti. Con il risanamento dell’esistente è possibile mantenere pigioni accettabili e contenere gli sfratti. In effetti la struttura degli edifici, che ben conosco come ingegnera civile, in genere resta robusta per decine di anni. Demolire a raso e ricostruire nuovo è un enorme spreco di materiale e di soldi. Ma il mantenimento degli edifici esistenti è complesso e con il cantiere della cooperativa Emmy ho toccato con mano tanti ostacoli normativi che potrebbero essere superati facilmente con delle disposizioni meno restrittive e più rispettose dell’esistente. A Lugano abbiamo oggi un’occasione ideale con l’introduzione del nuovo piano direttore comunale che permette di discutere le procedure e le strategie territoriali future con tutti gli interessati.

Ci vuole vita in comune e spazi pubblici

Da ultimo mi sembra fondamentale segnalare che, oltre ad alloggi per tutti, la città deve garantire spazi pubblici di qualità: piazze, parchi e edifici ben tenuti e disponibili alle iniziative spontanee degli abitanti. Come municipale ho promosso diversi progetti rivolti al sociale. Le ex case comunali nei quartieri discosti della città sono divenute degli spazi d’incontro. Sono particolarmente orgogliosa della creazione della Masseria della Solidarietà, un progetto reso possibile da un partenariato a tre fra città, Fondazione Francesco e Rotary Club Lugano Lago, e sono lieta che è stata scelta come sede del convegno della rete Laudato Sì.

Il necessario, il possibile e l’impossibile

Spesso la politica è lenta; è per me a volte scoraggiante vedere pochi risultati dopo molti anni. Non mi scoraggio e seguo la massima di San Francesco “Cominciate col fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile, e all’improvviso vi sorprenderete a fare l’impossibile”.

Con impossibile intendo più giustizia sociale, nel convivere, nell’abitare e nel costruire.

Cristina Zanini Barzaghi, 29 maggio 2025

Spunti di lettura

  1. Lettera enciclica Laudato Sì del Santo padre Francesco sulla cura della casa comune, 2015
  2. Italo Calvino, Le città invisibili, Einaudi 1972
  3. Lorenza Hofmann, Karin StefanAtti V Festival DSC della Rete Laudato si’ 2024ski, La cooperativa Emmy, un’impresa femminile, AARDT 2019
  4. Fra Martino Dotta, La masseria della Solidarietà, dall’utopia alla realtà, Fontana edizioni 2021
  5. Vittorio Magnago Lampugnani, Contro la città usa e getta: per una cultura del costruire sostenibile, Bollati Boringhieri 2024
  6. Richard Sennet, Pablo Sendra, Progettare il disordine, idee per la città del XXI secolo Treccani 2022
  7. Laurent Guidetti, Manifesto per una rivoluzione territoriale, 2023, edizioni Espazium
  8. Ingrid Paoletti, Siate materialisti!, Einaudi 2021