Simposio di Ticinoenergia del 7 ottobre 2020
Città e Comuni di fronte ai cambiamenti climatici: subire o agire?
Saluto Cristina Zanini Barzaghi, municipale Lugano, dicastero immobili

Studi mondiali e nazionali dimostrano ormai da decenni che siamo di fronte ad un innalzamento delle temperature su tutto il pianeta, con conseguenze sempre più problematiche. Ci confrontiamo sempre più spesso con isole di calore, bombe d’acqua, esondazioni di laghi, scioglimento dei ghiacciai e del permafrost, incendi di boschi. Anche nel nostro piccolo, l’aumento delle catastrofi naturali e le conseguenze economiche e sociali non possono lasciarci indifferenti. La comunità internazionale ha riconosciuto questa emergenza ben prima dell’arrivo di Greta Thunberg. L’accordo sul clima di Parigi del 2015 e gli obiettivi nell’agenda ONU 2030 per lo sviluppo sostenibile, sono frutto di anni di discussioni. Non trovano purtroppo unanimità, come lo dimostra l’uscita nel 2017 dall’accordo di Parigi da parte di Trump. Come non concordare quindi con il filosofo Latour che invita la politica, sia globale che locale, a centrare la propria attenzione alla Terra a tutti i suoi abitanti – non solo umani (1). Ora bisogna passare ai fatti e non è facile.

La Svizzera sta traducendo questi impegni internazionali in azioni concrete e in particolare per il surriscaldamento climatico, oggetto di questo pomeriggio, ha avviato un programma pilota. A livello cantonale e comunale abbiamo quindi una traccia da seguire per tradurre in pratica quanto codificato a livello superiore. Anche per la nostra città e il nostro cantone si prospettano scenari preoccupanti con frequenti ondate di calore, che avranno ripercussioni importanti in particolare nelle aree urbane. L’importante copertura boschiva del nostro territorio non basterà infatti a mitigare gli effetti di questi fenomeni, che finora avevano un carattere eccezionale.
Quali effetti potrà avere il cambiamento climatico sul modo di lavorare e abitare, come potrà adattarsi il turismo, e come dovremo conformare gli spazi pubblici? Queste domande ce le siamo già poste nel recente periodo di confinamento dovuto al Covid, e non devono scomparire dall’agenda politica.

Da un lato dobbiamo impegnarci a ridurre le nostre emissioni di CO2 cambiando le nostre abitudini, sia come individui, sia come collettività. D’altro canto dobbiamo fare il possibile per mitigare il surriscaldamento con interventi sul nostro ambiente di vita, sia nelle aree urbane dove abita e lavora la maggioranza della popolazione, sia sul territorio alpino e sul patrimonio forestale. Come città abbiamo allestito con degli specialisti un primo piano d’azione in collaborazione con tutti i servizi comunali interessati.

Implementeremo delle misure in base ai dettami della Confederazione, suddivise in 4 gruppi: acqua, verde, edifici, spazi pubblici. Abbiamo già delle esperienze e diversi dossier aperti, fra i quali la rinaturazione del Cassarate, nuovi parchi anche nei grandi progetti come il PSE, più verde con orti urbani e nuove aiuole. Nell’ambito dell’edilizia abbiamo molti progetti che prevedono standard energetici elevati, l’utilizzo di materiali riciclabili come il legno, il riuso degli edifici esistenti. Inoltre gli spazi pubblici passeranno dal grigio al verde.

Le sfide che ci attendono sono importanti. Esse richiedono una presa di coscienza del problema, la definizione di strategie per affrontarlo e soprattutto la volontà di metterle in pratica tutti insieme. Come dice Vandana Shiva, “ per modificare la realtà globale ci vuole un impegno individuale e radicato nel tessuto delle nostre realtà locali”2

Lo possiamo fare davvero, anche nel nostro piccolo, iniziando ognuno da casa propria, dal proprio balcone, terrazza o giardino.


(1) «il 21° secolo deve affrontare la nuova questione geo-sociale: è necessario un Nuovo regime Climatico che reindirizza l’attenzione alla Terra e alla sua comunità vivente, non solo umana.» Bruno Latour, filosofo ecologista «Où atterir? Comment s’orienter en politique» 2017

(2) «il nostro intervento è qualcosa di più dell’organizzazione della prossima protesta, ma è quanto intendiamo fare quotidianamente per modificare la realtà globale attraverso un impegno individuale e radicato nel tessuto delle nostre realtà locali» Vandana Shiva scienziata ambientalista «Il bene comune della terra» 2005