Articolo apparso oggi sul Corriere del Ticino2
È una bella giornata primaverile quella in cui incontriamo in piazza Molino Nuovo la municipale Cristina Zanini Barzaghi, ma malgrado sia quasi ora di pranzo il luogo è poco frequentato. Raramente, d’altronde, la piazza riesce a essere un luogo d’aggregazione. Sarà che è circondata sui quattro lati dalla strada, per dieci corsie in tutto, e che il rumore dell’acqua che zampilla dalla per certi versi misteriosa e imponente fontana realizzata dall’architetto Tita Carloni non riesce a coprire il rumore del traffico. Sarà perché la fontana stessa, con il suo volume, si staglia in mezzo alla piazza e rende il resto contorno. A pochi passi, c’è invece un discreto viavai dal fornito ecopunto cittadino. La cinquantina di parcheggi è occupata in ogni ordine di posto, come sempre.
Ed è proprio per parlare della piazza e del suo futuro che abbiamo incontrato Zanini Barzaghi. Il Municipio di Lugano ha di recente chiesto 350.000 franchi per organizzare un concorso di mandato di studio in parallelo per ripensare non solo la piazza, ma anche l’area circostante. Per capire se si può fare meglio e come.
La richiesta giunge dal basso. Formalmente la scintilla è stata una mozione della Lega nel 2017 che chiedeva di liberarsi della fontana e di creare un parcheggio coperto sotto la piazza. Mozione di cui negli anni a seguire è stato approvato il principio (il ripensare la zona), ma non i vincoli annessi. I pianificatori, in altre parole, potranno seguire più piste. Fontana sì o fontana no, parcheggi o non parcheggi, starà a loro fare delle proposte.
Si tratta in sostanza di avere più soluzioni per rivedere il Piano particolareggiato della piazza e dei suoi dintorni. Quello attuale è figlio di un concorso di urbanistica vinto nel 1991 dall’architetto Mario Botta. Qualcosa è stato applicato – L’hotel City Lugano di recente costruzione ne ha rispettato i vincoli – qualcos’altro no, e non lo sarà mai (Botta pensava di levare la fontana e di stringere la piazza – che sarebbe stata coperta – fra nuove costruzioni). È stato complicato mettere d’accordo i molti privati toccati e implementare le espropriazioni e impropriazioni necessarie per questo assetto: la cosa è andata in porto.
E i tempi sono cambiati: ora si cambia approccio. Con Zanini Barzaghi partiamo da quello si sarebbe voluto fare, ma non si potrà. Come valorizzare la chiesa della Madonnetta donandole una piazza. Nel progetto di Botta vi era questa ipotesi, che prevedeva lo spostamento della via Madonnetta nel sedime oggi occupato dall’Università: evidentemente ora è impraticabile. Si compenserà con la creazione di una piazza davanti all’aula magna dell’Università nella parte alta del Corso Elvezia.
Né sarà possibile reintrodurre nuovamente la svolta a sinistra da via Zurigo in viale Franscini: ciò avrebbe un impatto negativo sul traffico, soprattutto sul trasporto pubblico. Questo significa – e veniamo a quel che si potrà fare – che chi scenderà da via Madonnetta e vorrà andare in centro, dovrà fare un giro un po’ più largo per imboccare viale Franscini. La perizia viaria eseguita infatti suggerisce di fare a meno del troncone stradale che collega via Bagutti a via Trevano a nord della piazza Molino Nuovo. (permettendo al contempo di accedere a via Castausio svoltando a destra da via Trevano). Riducendo fortemente il calibro stradale, ciò permetterebbe di allargare la piazza.
Anche per via Simen è previsto un declassamento, visto che ci sarà anche la nuova via agli Orti (di fianco al City Lugano, dove oggi si trovano dei parcheggi) che sarà però destinata alla mobilità dolce.
Oltre a ciò, ricorda Zanini Barzaghi, la Città chiede a chi parteciperà al concorso di garantire la presenza di alberature importanti e dell’acqua, per evitare il crearsi di una nuova isola di calore, e di mantenere i servizi di base già presenti. E, con l’elemento acqua d’obbligo, secondo la municipale è probabile che la fontana di Tita Carloni possa restare, anche per un discorso di economicità: demolire e ricostruire può essere più oneroso che mantenere e adattare.
A parte queste indicazioni, ai concorrenti è lasciata libertà: che fare ad esempio dei parcheggi che circondano la piazza, privati compresi, e dove inserire un eventuale autosilo? Sarà possibile ricucire la piazza con lo spazio a sud che oggi è un parcheggio privato? Come valorizzare il nucleo e le attività che si trovano sui tre lati della piazza? Dove e come si potrà costruire? Di certo c’è che bisognerà di nuovo fare i conti con i privati. In passato non era andata benissimo ma stavolta la Divisione pianificazione, ambiente e mobilità li ha già incontrati per raccogliere dubbi, critiche e proposte. “È sembrata una rimpatriata fra persone che non si vedevano da molti anni– ci ha riferito Zanini Barzaghi. – Ho anche ricevuto una cartolina di ringraziamento”. È la municipale, e non il collega Angelo Jelmini (titolare del dicastero Pianificazione) a seguire il dossier, in quanto quest’ultimo ha degli interessi nell’area. Si parte, insomma, su basi più o meno condivise, con il desiderio di provare a cambiare e ascoltare di più la popolazione e i proprietari interessati.
La sfida per la Città è quella di donare al quartiere di Molino Nuovo un piazza che oggi di fatto è come se non ci fosse. Dopo l’avallo del Consiglio comunale, si stima che per il primo passo – il mandato di studi in parallelo – ci vorrà una decina di mesi. Poi si passerà alla pianificazione vera e propria.