Questo articolo era stato scritto a inizio pandemia, e mai pubblicato a causa della sopravvenuta emergenza coronavirus. Lo riprendo ora: siamo a primavera inoltrata e in fase di allentamento. Il tema è comunque attuale. – Cristina 19 maggio 2020
Vandana Shiva, nota ambientalista indiana, afferma: “Noi possiamo sopravvivere come specie solo se viviamo in accordo con le leggi della biosfera”; e ancora: “Possiamo vivere in un mondo di orti e giardini, coltivando, lavorando con il suolo, con gli animali, con le nostre piante, con gli insetti, lavorando con il futuro”.
Chiediamoci: è possibile farlo anche in città? Sembra proprio di sì; a Basilea, ad esempio, sono già stati attivati programmi di agricoltura urbana1. Si tratta certamente di una risposta al desiderio di maggior verde e al bisogno di contrastare l’aumento di calore nelle aree urbane, ma anche alla giustificata ambizione di garantire alimenti più sani alla popolazione.
A Lugano esistono i vigneti comunali a Castagnola e Barbengo, il frutteto di Cornaredo e gli ulivi di Gandria, ma le iniziative legate al settore primario in città sono ancora poche. L’orto di Piazza Manzoni, il giardino degli odori a villa Saroli e quello delle zucche al Tassino sono stati un inizio interessante di sensibilizzazione al verde alimentare.
Non bastano. Senza una visione più generale e un reale sostegno ai privati interessati, è difficile accrescere questo tipo d’iniziative. Sembra difficile sganciarci dall’idea che il verde sia decorativo e finalizzato a fare da sfondo alle fotografie dei turisti. In una città come la nostra, che ha una periferia verde, sarebbe opportuno di tornare a considerare necessaria anche la coltivazione locale di alimenti con orti urbani. Un’attività evidentemente riservata agli appassionati del giardinaggio.
Il verde e la biodiversità sono strettamente legati all’alimentazione sin dall’antichità e sono fondamentali per la nostra vita. Si tratta anche di una possibilità pratica per unire le generazioni. Produrre cibo e consumare localmente è, a mio parere, una delle migliori azioni che possiamo mettere in atto, dando anche una risposta alle rivendicazioni dei movimenti per il clima.
Diversi progetti potrebbero essere concretizzati in tempi brevi:
- una rete di orti urbani abbinati alle case SPIN (spazi insieme nelle ex case comunali);
- una fattoria didattica a Cadro, con l’obiettivo di dare valore alla masseria Reali;
- la produzione di miele in diversi luoghi della città, ad esempio al frutteto di Cornaredo;
- iniziative didattiche e di socializzazione legate al verde e alla gastronomia con prodotti locali.
Tutto ciò permetterebbe di creare una vera identità verde per Lugano, dal centro alla periferia. Ci aiuterebbe a recuperare valori quali la costanza e la lentezza, a unire saperi del nostro passato agricolo con le tecniche del futuro e soprattutto a riprendere buone abitudini che rispettano l’emergenza sanitaria.
Cristina Zanini Barzaghi, municipale PS Lugano
10 marzo 2020 Aggiornato 19 maggio 2020