Intervento per saluto ai delegati SIA, ospiti in Ticino
sono socia SIA da molti anni e leggo sempre con interesse le vostre riviste specialistiche.
Recentemente su Tec21 Judith Solt e Peter Seitz hanno rievocato le parole della municipale di Zurigo Ursula Koch di 30 anni fa: “Die Stadt ist gebaut, sie muss nicht neu sondern umgebaut werden, umgebaut zu einem lebenswerten Zürich mit hohen urbanen Qualität”.
Traduco liberamente “La città è già costruita e non deve essere ricostruita a nuovo ma ristrutturata e trasformata in una Zurigo degna di essere vissuta, con qualità urbane elevate”. Koch desiderava introdurre regole più restrittive, ma ha avuto vita difficile per le sue idee radicali. Dopo lunghe lotte e ricorsi, le sue proposte sono state attenuate dai tribunali e sono entrate in vigore solo nel 1995. Oggi molti riconoscono che il tempo le sta dando ragione.
Ristrutturare e densificare sono divenuti temi centrali in ogni contesto urbano, perché è difficile costruire con qualità dove si è già edificato. Non solo perché si modifica fisicamente la sostanza esistente, ma soprattutto perché si cambiano anche abitudini preesistenti suscitando reazioni emotive. L’intera categoria professionale deve prenderne coscienza: sia gli architetti e ingegneri progettisti, sia noi committenti pubblici e soprattutto anche i pianificatori ai quali ci affidiamo per indirizzare lo sviluppo territoriale.
Da quando sono in politica mi rendo conto che praticare la Baukultur non una cosa semplice. A mio parere sono necessari tre presupposti.
• Innanzitutto bisogna intensificare la collaborazione interdisciplinare fra di noi, professionisti SIA di ogni ramo professionale (architetti, ingegneri, pianificatori, fisici della costruzione e impiantisti, e non solo).
• E poi dobbiamo allargare lo sguardo anche oltre le nostre discipline, ascoltare e saper interpretare il pensiero di altri specialisti: storici, sociologi, economisti, ecc. .
• Non da ultimo dovremmo anche interagire maggiormente con la politica e l’opinione pubblica, adattando la comunicazione al nostro pubblico. Non è infatti pensabile che quasi tutte le decisioni che influenzano la trasformazione del territorio e che concernono il nostro operato vengano prese prevalentemente da persone che non conoscono il nostro lavoro.
Ho letto con attenzione il famoso discorso di Ursula Koch , e devo dire che dopo 30 anni un po’ di utopia si sta realizzando. Zurigo oggi fa da esempio in molti ambiti, e ci dimostra che, se la politica lo vuole, è possibile cambiare paradigma. Inoltre nel frattempo anche l’ufficio federale per lo sviluppo territoriale ARE ha emanato direttive che vanno nella direzione indicata 30 anni fa da Koch: aumentare il benessere della popolazione attraverso l’aumento della qualità architettonica degli edifici e delle infrastrutture, densificando le aree già urbanizzate e creando più spazi liberi, più verde e mobilità lenta, mescolando diverse funzioni nei quartieri dove devono poter convivere diverse generazioni e ceti sociali. Anche la città di Lugano si sta finalmente incanalando in questo solco con le nuove linee di sviluppo elaborate lo scorso anno .
Costruire è un atto culturale con notevole responsabilità e abbiamo tante sfide davanti a noi. Dovremo affrontare la digitalizzazione con la mobilità e comunicazione diffusa; la globalizzazione e l’economia condivisa (sharing economy); le sfide demografiche (nei nostri paesi l’invecchiamento della popolazione, in altri paesi l’esplosione demografica e le conseguenti migrazioni); i cambiamenti climatici e la sfida energetica; la protezione della natura e la riduzione dell’impatto delle costruzioni sull’ambiente.
La SIA ha purtroppo deciso di non proseguire con l’impegnativo progetto “Svizzera 2050” per ragioni finanziarie. Ma chi se non noi può aiutare le autorità nel guardare avanti con uno sguardo progettuale e razionale? Spero quindi che la SIA sappia riprendere magari in versione ridotta questo compito visionario. Solo con l’aiuto concreto di specialisti come voi, l’autorità pubblica potrà prendere delle decisioni efficaci per il nostro avvenire.
Per tornare all’inizio del mio intervento: cosa possiamo fare a corto termine per la “città costruita”? Come per l’energia, dovremo produrre meno e riciclare di più. La città già costruita si migliora riconvertendo di più e demolendo di meno.