Per fare bisogna esserci
Unica socialista in un Municipio a maggioranza di Destra. Anzi, leghista. Non dev’essere facile. Per sapere com’è, ne abbiamo parlato con Cristina Zanini Barzaghi, municipale uscente a Lugano.
Com’è il tuo lavoro nel Municipio di Lugano?
Bisogna esser pronti a trovarsi spesso in minoranza. E anche a ingoiare qualche rospo, perché insistere sarebbe inutile.
Qualche esempio?
L’aeroporto. Ho dovuto accettare che si continui a finanziarlo. Oppure la riduzione massiccia dell’impiego di rifugiati per lavori utili sia al Comune sia a loro. O ancora il compromesso sull’estensione delle mense, sebbene poi per finire si sia riusciti a fare quel che doveva esser fatto. Però alcune decisioni difficili le ho condivise anch’io: erano necessarie per raggiungere il risanamento finanziario in una situazione critica.
Però chi disapprova alcune scelte del Municipio si chiede: “Ma cosa fa la socialista dentro lì?”. Se lo chiede e lo chiede al Partito. Tu non ti senti un po’… come dire?… complice?
In un Esecutivo si decide. Riesco a trovare spazio per esporre i miei argomenti e cerco di spostare le decisioni verso le nostre posizioni. Siamo in una democrazia e si esegue quello che decide la maggioranza. Se si vuole ottenere qualcosa, bisogna essere presenti nelle stanze dei bottoni e accettare dei compromessi. Se non ci fosse alcun socialista, sarebbe anche peggio. Perciò no, non mi sento complice.
Ma si potrebbe anche decidere di non esserci. È una tesi che qualcuno sostiene anche per il Governo cantonale. Star fuori, senza sporcarsi le mani, darebbe la possibilità di protestare con maggior energia.
Per me è chiaro: fare opposizione stando fuori è più facile ma meno responsabile, perché fare solo rumore non aiuta a trovare soluzioni ai problemi. Bisogna riconoscere la differenza di ruolo fra chi sta nell’Esecutivo e chi milita al di fuori. È inevitabile che in un Esecutivo ci si debba spostare spesso su posizioni mediane. Ma è l’unico modo per portare a casa qualche risultato. Conoscendo quel che accade in Municipio, posso discuterne con i compagni in Consiglio comunale per trovare delle strategie. Il partito e il legislativo possono assumere una posizione più profilata, ma è importante farlo consapevolmente e curare il lavoro di squadra. Venir via sbattendo la porta per non sporcarsi le mani non ci aiuterebbe a portare avanti le nostre idee in modo efficace. C’è poi la questione dei dicasteri…
La questione dei dicasteri?
Sì, è un tema che vivo sulla mia pelle. Ci si aspetta che un municipale socialista si occupi soprattutto di temi “socialisti”. E che su quei temi possa fare eseguire al Municipio una politica coerente con i principi socialisti. Ma non è così. Anche a livello federale Alain Berset e Simonetta Sommaruga nei loro settori devono occuparsi dei propri i dossier in base alle decisioni del Consiglio federale, che spesso non coincidono con quelle del Partito. Lo stesso accade in Cantone a Manuele Bertoli con la scuola e la cultura. Ognuno si occupa dei propri Dipartimenti e nei Municipi dei propri Dicasteri, ma rispetta la collegialità. Tre anni fa, alla mia entrata in Municipio mi sono stati assegnati due Dicasteri atipici per una socialista – le costruzioni e i servizi urbani – e qualcuno potrebbe pensare che posso fare poco per la socialità o per l’occupazione. Ma ogni settimana in Municipio posso esporre la mia opinione anche sui temi di competenza degli altri, cercando di influenzare le posizioni della maggioranza. L’ho fatto per esempio nello smuovere la politica di prossimità nei quartieri e i temi della mobilità. Ma se non sei capodicastero e non lavori direttamente con i funzionari preposti, hai meno possibilità di far passare le tue idee.
Però in aprile…
…in aprile la situazione potrebbe cambiare, certo. Io ho una formazione tecnica e i miei dicasteri attuali sono compatibili con le mie competenze. Ma penso di avere ora sufficiente esperienza per affrontare ogni altro ambito. Ovunque si possono costruire dei buoni progetti, che rispecchiano le nostre sensibilità.