Articolo di Francesco Pellegrinelli apparso sul Corriere del Ticino del 23 febbraio 2024

«In Ticino gli alloggi gestiti da enti di pubblica utilità sono circa 1.700, pari allo 0,7% delle abitazioni totali. Pochissimi», commenta senza mezzi termini la municipale di Lugano e granconsigliera Cristina Zanini Barzaghi. Una buona parte di questi alloggi, circa il 60%, appartiene ad Alloggi Ticino, una società anonima di interesse pubblico di cui il Cantone detiene il 38% del capitale azionario. «In Ticino ci sono poche cooperative di abitazione. Non esiste una vera tradizione e l’offerta di appartamenti a pigione moderata ne risente».

Anche il prospettato centro di competenza cantonale sull’alloggio, in collaborazione con la SUPSI, sembra fermo, osserva Zanini, ma non per questo la necessità di un intervento è meno concreta: «Come Città di Lugano, disponiamo di un regolamento sociale con lo scopo di sostenere le persone in difficoltà. Gran parte dei fondi erogati da questo regolamento vanno a coprire le spese dell’abitazione.». Una situazione che Zanini non esista a definire paradossale: «Se la disponibilità di appartamenti economici fosse maggiore, risparmieremmo molti aiuti sociali. È un gatto che si morde la coda.».

Pensare di costruire ex novo a pigione moderata però è difficile, ammette Zanini: «I costi di costruzione aggiunti al prezzo dei terreni e delle eventuali demolizioni degli edifici preesistenti sono alti. Una soluzione come la cooperativa “Vivere Lambertenghi” a Lugano funziona perché l’ente pubblico aiuta concedendo il terreno in diritto di superficie». Purtroppo però esistono pochi terreni pubblici in zone ben servite, vicino alle scuole e ad altri servizi, da dare in gestione alle cooperative.

Soluzioni? La bacchetta magica non esiste. Innanzitutto si dovrebbero realizzare alloggi meno spaziosi con più spazi condivisi e discutere gli standard di costruzione «Le cooperative oltralpe lavorano in questa direzione. È un modello da percorrere, a fronte di una tendenza che a livello svizzero, invece, vede lo spazio d’abitazione pro-capite aumentare sempre più».

Una seconda alternativa è trasformare e ampliare gli edifici esistenti, che secondo Zanini presenta diversi vantaggi: «È più veloce, meno costoso, più sostenibile e consente di non stravolgere il tessuto abitativo urbano.». Per chi è proprietario di una palazzina ma non se la sente di ristrutturare, Zanini ricorda che l’opzione del diritto di superficie può essere scelta anche dai privati: «Si può cedere l’edificio per un numero determinato di anni ad un ente senza scopo di lucro, a cui spetterebbe l’onere dell’investimento, senza venderlo».

Al netto di queste valutazioni, Zanini osserva come il dibattito nazionale manchi di concretezza: «Si dice che c’è bisogno di alloggi convenienti, ma con poche misure efficaci a corto termine. Densificare e accelerare le procedure di costruzione sono senza dubbio proposte positive, ma il rischio che interi quartieri popolari vengano rasi al suolo per far posto a palazzoni con poco verde. Sono già nati gruppi che si oppongono a questa tendenza». La sindaca di Zurigo, esprimendosi per conto dell’Unione delle città svizzere, ha sollevato delle criticità nell’ambito della tavola rotonda promossa da Parmelin. In effetti diverse misure proposte dalle città non sono state approvate dal gruppo di lavoro della Confederazione, come il diritto di prelazione da parte degli enti pubblici. Questa misura permetterebbe alle città e ai comuni di acquisire sedimi interessanti, con l’obiettivo di calmierare il mercato in una fase storica in cui la forte crescita demografica accentua il rischio di speculazioni immobiliari.