Oggi, 20 novembre 2023, ho fatto un intervento in Gran Consiglio sul tema delle pari opportunità per difendere la mozione fatta a suo tempo da Anna Biscossa.
Intervento di Cristina Zanini Barzaghi (ripresa mozione da Anna Biscossa)
Gentili Consigliera e Consiglieri di Stato, gentile Presidente e colleghe e colleghi,
Dopo qualche mese di mia presenza qui, ho capito che nulla è trascurabile: si discute per ore su qualsiasi cosa.
Molti si chiederanno perché perdere tempo su un tema già toccato più volte in questa sala. Vi chiedo pazienza, non sono una perditempo.
Ho ripreso consapevolmente la mozione per una questione di giustizia:
- Giustizia nei confronti delle 12 persone che l’hanno firmata e hanno diritto ad una risposta.
- Giustizia nei confronti delle donne che vedono avanzare i propri diritti a passo di lumaca. Lo pensavano già nel 1928, quasi cento anni fa, quando sfilarono a Berna con la famosa lumacona in occasione della SAFFA: l’esposizione del lavoro femminile pensata per mostrare agli uomini che erano pronte al diritto di voto. Immagine lumacona
Siamo purtroppo abituate a lunghi cammini: dalla prima costituzione svizzera del 1848 che ha dato il suffragio universale agli uomini abbiamo dovuto attendere fino al 1996 per vedere concretizzata la legge sulla parità fra donna e uomo. Sono passati quasi 150 anni, ca. 5 generazioni: è veramente un po’ tanto.
Mi scuso dell’escursus storico ma un po’ di storia serve, perché le nuove generazioni non sono consapevoli della fatica fatta per ottenere diritti che si potrebbero perdere rapidamente.
Ringrazio tutte e tutti coloro che si sono chinati sul tema della mozione, soprattutto le relatrici di minoranza che hanno cercato invano di trovare un compromesso. Una capacità tipica delle donne che qui si è scontrata con inutile cocciutaggine.
La mancanza di volontà di entrare in materia espressa dal Consiglio di Stato e dal rapporto di maggioranza è deludente. Se si legge il piano d’azione per le pari opportunità e il monitoraggio degli indicatori (che si trovano non facilmente nel sito del cantone), emerge infatti chiaramente che è necessario che il Parlamento ne sappia di più.
Non va tutto bene come sembra. Ecco tre punti per lo dimostrano:
- La mozione chiede che si faccia un’informazione annuale al Parlamento, che noi intendiamo evidentemente continuativa negli anni. Il Consiglio di Stato segnala solo un rapporto conclusivo di bilancio a metà 2024. Siamo già a fine 2023: cosa succederà dopo il 2024? Il Consiglio di Stato si è già messo al lavoro per elaborare il prossimo piano d’azione? Almeno questa risposta è dovuta al Parlamento, perché le questioni legate alla parità non si risolvono con piani d’azione di corta durata e perché non è normale che si debba continuamente sollevare la questione pubblicamente per ottenere qualche contentino. In fin dei conti “I diritti delle donne sono diritti dell’umanità, anche degli uomini”. Non è una mia frase, ma quanto detto da Emilie Lieberherr alle donne riunite a protestare su piazza federale nel marzo 1969 (“Frauenrechte sind Menschenrechte”).
- Il rapporto di maggioranza giustamente fa il punto della situazione, ma purtroppo in modo incompleto menzionando solo le misure principali legate alla parità salariale e alla conciliazione famiglia – lavoro. Ci sono però molti altri ambiti altrettanto importanti contenuti nel piano d’azione che non fanno progressi. Dalla tabella del monitoraggio di fine 2022 risulta:
- congedo parentale cantonale: non fatto,
- materiale informativo indirizzato alle e agli apprendisti: non fatto,
- offerte formative sul tema delle pari opportunità per docenti di tutti i livelli: non fatto,
- sensibilizzazione per aumentare la presenza femminile in tutte le commissioni e gruppi di lavoro dello stato: non fatto,
- promozione del linguaggio inclusivo ad ogni livello nelle immagini e nei testi: non fatto.
- misure per formare tutti i quadri dirigenti e intermedi per prevenire mobbing e altre forme di violenza: non fatto
Care relatrici di maggioranza Lara, Sabrina e Simona: posso capire i vostri colleghi, ma da voi mi sarei aspettata più attenzione.
- Infine un dettaglio non insignificante. La mozione chiede che i dati vengano forniti suddivisi per dipartimento. Di questo tema non vi è traccia. Sono molto dispiaciuta di questo fatto perché sono convinta che ci sono sensibili differenze fra i vari settori dell’amministrazione cantonale. Come e quando verrà recuperata questa lacuna d’informazione?
Vi invito quindi a sostenere il rapporto di minoranza. Non stiamo chiedendo la luna.
Sebbene il Ticino abbia concesso il voto alle donne nel 1969, due anni prima rispetto alla Confederazione, in seguito abbiamo accumulato enormi ritardi. Basta citare solo due fatti:
- abbiamo una consulente cantonale per la questione femminile solo dal 1991, con mezzi molto limitati. Ancora oggi non possiamo dire di avere una struttura sufficiente che si occupa di parità. Molte persone giovani si accorgono della nostra arretratezza. Forse è anche questo uno dei motivi che spinge la nostra gioventù a non tornare qui dopo gli studi.
- l’associazione AARDT archivi riuniti donne ticino fondata nel 2001 per colmare le lacune sulla storia delle donne del nostro cantone, dopo più di 20 anni di attività ben consolidate, non ha ancora un sostegno sufficiente e costante da parte del Cantone. Questo è un segnale che la cultura delle donne è sempre trascurata.
Care e cari colleghi, nel mare di discussioni che facciamo qui, ci sta senza problemi un momento informativo annuale dedicato al tema della parità fra i generi. Sarebbe un bel segnale nei confronti di tutta la popolazione, soprattutto della metà femminile. Invito perciò a votare la mozione e il rapporto di minoranza e a respingere il messaggio e il rapporto di maggioranza.
Grazie dell’attenzione.
Cristina Zanini Barzaghi 1.11.2023
Appunti sui passi di lumaca a favore dei diritti delle donne
percorso lunghissimo per il diritto di voto federale
1848 costituzione federale con diritto di voto a tutti i cittadini (prima votavano solo i ceti sociali più alti) https://hls-dhs-dss.ch/it/articles/026453/2022-12-02/
1950 Peter von Roten (marito di Iris) fa un postulato al CN per chiedere il diritto di voto alle donne
1969 Emilie Lieberherr alla marcia su Berna afferma che anche i “diritti delle donne” sono “diritti umani”
1971 voto alle donne
1981 la parità è iscritta nella confederazione
1988 costituzione ufficio federale UFU, ben 17 anni dopo la concessione del diritto di voto
1996 legge sulla parità quasi 150 anni dopo!!
Anche in Ticino non va tanto meglio
1957 nasce la FAFT
1957 voto femminile di protesta a Lugano
1969 voto alle donne concesso in Ticino
1991 consulente per la condizione femminile Ticino
1993 commissione consultiva per la condizione femminile, 24 anni dopo la concessione ddel diritto di voto
2001 nasce aardt archivi delle donne riuniti ticino
2005 ufficio della legislazione e delle pari opportunità
Percorso lunghissimo per la formazione paritaria
Scuola per tutte e tutti in Ticino dal 1837, ma per le ragazze un po’ meno
Durata della formazione più corta, Scelte professionali limitate
Disparità di scelta molto forte negli apprendistati e nelle formazioni tecniche
Senza azioni femminili nulla si muove…
1918 sciopero generale: si chiede il voto alle donne, l’AVS e molto altro
1928 Saffa Berna con la lumacona
1918 il diritto di voto alle donne è una delle rivendicazioni dello sciopero generale
1948 i 100 anni dalla costituzione vengono «festeggiati» dalle associazioni femminili storpiando il motto «Svizzera: un popolo di fratelli, ma …senza sorelle” (Schweiz Brüderland ohne Schwestern)
1958 Saffa Zurigo e pubblicazione del libro di Iris von Roten “Frauen in Laufgitter” (“Donne in gabbia”)
1967 sciopero del burro dell’associazione delle consumatrici
1969 Marcia delle donne Berna Emilie Lieberherr
1991 Sciopero delle donne CH “senza le donne tutto si ferma” Christiane Brunner
2019 2. Sciopero delle donne CH
2021 sessione delle donne CH con diversi postulati accettati
2023 3. Sciopero delle donne CH
Non è finita
Con il passare degli anni, mi appare sempre più chiaro che dobbiamo conoscere meglio chi ci ha precedute. Le nuove generazioni non sono sempre consapevoli dei progressi avuti e del fatto che si possono perdere rapidamente. Dobbiamo raccontare loro le storie passate e incoraggiarle a proseguire le lotte per un mondo più equo per tutte e tutti.