Simposio MUSEC 25 giugno 2021: Abitare la frontiera
Saluto di Cristina Zanini Barzaghi
Un caro saluto a tutti i presenti, in particolare a coloro giunti da oltre frontiera sia da sud sia da nord, da parte del Municipio di Lugano che ho oggi l’onore di rappresentare.
Oggi rifletteremo soprattutto sulla frontiera che più di altre influenza il nostro quotidiano: il confine fra Italia e Svizzera, che interessa anche la nostra città. Con le aggregazioni comunali, Lugano è diventata una vera città di confine con una frontiera di ca. 30 km con l’Italia: dalla Sighignola lungo la Valle d’Intelvi, attraversa il lago a Gandria e risale verso la val Colla lungo le cime del Boglia, Denti della Vecchia, fino al passo del San Lucio e il Gazzirola.
Le montagne e il lago non hanno impedito relazioni fra i due paesi, tanto che Lugano è definita spesso come “ponte fra nord e sud delle Alpi”. La frontiera è quindi più un ponte che una barriera, forse perché esiste da poco più di 150 anni. Se leggiamo ad esempio i bei romanzi storici di Carlo Silini “Il ladro di ragazze” e “Latte e sangue” ambientati nel Settecento, i protagonisti si muovono fra Lugano, Mendrisio, Como, Milano e Pavia in un territorio univoco per cultura e paesaggio, che oggi chiamiamo Regio Insubrica, con popolazioni che hanno abitudini e lingua comuni. Questa storia di comunanza resta molto viva e sono sicura che le conferenze odierne lo testimonieranno.
Anche più tardi, da fine Ottocento con confini nazionali ben definiti fra Ticino e Italia, abbiamo continuato ad intessere relazioni e ad avere scambi anche nei momenti difficili delle due guerre mondiali. Molte persone hanno valicato le frontiere e ci siamo arricchiti vicendevolmente. Sono giunti qui ad esempio gli esuli del Risorgimento come Carlo Cattaneo, i quali hanno partecipato attivamente anche alla vita politica locale e gli anarchici di Pietro Gori (poi ricacciati) che ci hanno lasciato la celebre canzone “addio Lugano bella”: figure agli antipodi che dimostrano tutto sommato una tradizione luganese di accoglienza. E poi molti sono partiti da qui per cercare fortuna oltre frontiera. Vorrei ricordare qui due donne. La contessa Carolina Sommaruga Maraini, che ha donato alla Confederazione la splendida villa che oggi ospita l’istituto svizzero di Roma, e più recentemente l’architetta Flora Ruchat-Roncati, per anni attiva a Roma e prima donna professoressa al Politecnico federale di Zurigo.
Oggi, nonostante il clima politico che sembra poco aperto, gli scambi sono sempre intensi. Spesso vengono evocati quelli più negativi come il contrabbando delle merci, il passaggio di migranti, il numero di frontalieri, il turismo degli acquisti. Ma ne esistono anche di molto positivi: le collaborazioni universitarie di USI e SUPSI con altri atenei a nord e sud, la qualità di vita tipicamente svizzera in un ambiente con mentalità latina, la cultura della costruzione che unisce la precisione e il pragmatismo svizzero con la tradizione ereditata dai maestri comacini che nei secoli scorsi hanno creato in tutta Europa edifici e spazi pubblici di grande qualità.
Saluto quindi molto cordialmente i qualificati ospiti presenti e sono particolarmente lieta anche della presenza di due colleghe architette.
Infine ringrazio il Museo delle Culture che ci ospita nei sui spazi. Non si poteva trovare un luogo migliore visto che questa istituzione si definisce come “organizzazione dai confini in continua trasformazione. …e luogo di aggregazione, che consente la conservazione e valorizzazione della memoria della comunità, e che si pone come piattaforma aperta, luogo del dialogo e dell’interazione a più livelli.”
Oggi siamo qui, insieme, a fare esattamente tutto questo. Per definire la frontiera quale valore per la nostra cultura e il nostro territorio. Auguro a tutte e tutti un buon lavoro.
Cristina Zanini Barzaghi
Municipale di Lugano, 25 giugno 2021
Abstract saluto
Con le aggregazioni comunali, Lugano è diventata una vera città di confine con una frontiera di ca. 30 km con l’Italia lungo montagne e lago. Ciò non ha impedito relazioni fra i due paesi, tanto che Lugano è definita spesso come “ponte fra nord e sud delle Alpi”. Viviamo in un territorio univoco per cultura e paesaggio, che oggi chiamiamo Regio Insubrica, con popolazioni che hanno abitudini e lingua comuni e la frontiera nazionale esiste solo da poco più di 150 anni. Molte persone hanno valicato le frontiere in ogni epoca, anche nei momenti bui delle due guerre mondiali, e ci siamo arricchiti vicendevolmente. Anche oggi, nonostante il clima politico, gli scambi sono sempre intensi e non sono solo negativi: le collaborazioni universitarie, la qualità di vita svizzera in un ambiente con mentalità latina, la cultura della costruzione sono parte del nostro vivere la frontiera.