Lo scorso 5 giugno ho partecipato assieme a 50 donne socialiste a Unterbäch alla commemorazione per il 50. anniversario del suffragio femminile a livello svizzero. La data è stata scelta perché proprio cinquant’anni fa il 6 giugno 1971, ebbe luogo la prima votazione federale alla quale parteciparono ufficialmente anche le donne (1). In effetti a Unterbäch si è organizzata la prima votazione femminile il 3 marzo 1957. Per questo motivo è stato denominato come “Rütli delle donne svizzere”. L’azione fu promossa dal sindaco del villaggio, che convinse i concittadini uomini a organizzare un voto consultivo per le donne, visto che erano direttamente toccate dall’oggetto in voto.

L’iniziativa fu suggerita da Peter von Roten, consigliere nazionale vallesano e marito della femminista Iris von Roten, ed ebbe molta risonanza a livello svizzero e internazionale. Pochi sanno però che – grazie all’appoggio dato dal Municipio – la votazione si tenne anche a Lugano, con grande partecipazione femminile, tanto che il Giornale del Popolo dell’epoca scrive che “2675 donne hanno protestato contro l’ingiusta privazione dei diritti politici superando numericamente gli elettori maschili” e che “le operazioni di voto si sono svolte nella calma più completa nonostante una certa tensione di spirito nelle neoelettrici”. La principale promotrice dell’iniziativa fu Lucia Camponovo, redattrice della pagina “La nostra compagna” di Libera Stampa, la quale si rivolge alle donne indifferenti: “la politica, dice il vocabolario, è l’arte e la scienza di governare e promuovere il bene pubblico. Ora, il bene pubblico non è una cosa sporca” . In un altro trafiletto ringrazia pubblicamente il sindaco di Unterbäch per avere sollevato pubblicamente la questione. Questo episodio testimonia della vitalità dei movimenti femminili ticinesi e dell’intraprendenza di tante donne di diversi partiti, soprattutto luganesi. Alcune di loro sono poi entrate in politica, rimanendo per molto tempo mosche bianche: le consigliere comunali luganesi per decenni non sono andate oltre alle dita di una mano. Solo con l’arrivo in politica della mia generazione negli anni duemila la presenza femminile è aumentata gradualmente. Ma le rivendicazioni messe subito sul tavolo sono rimaste per molto tempo lettera morta, a causa dell’assenza di donne negli esecutivi. È ad esempio emblematica la vicenda delle mense scolastiche luganesi, chieste già nel 1975 dalle prime consigliere comunali e mai realizzate completamente.

Il tema è stato ripreso con forza solo trent’anni dopo con una mozione interpartitica e concretizzato grazie alle due municipali in carica dal 2004 al 2013 Nicoletta Mariolini e Giovanna Masoni Brenni. Nonostante l’introduzione del diritto di voto cinquant’anni fa, molti obiettivi dell’agenda femminista sono poco differenti da quelli del lontano 1957: stereotipi e discriminazioni sono ancora presenti, la parità salariale non è raggiunta, il congedo parentale non esiste ancora e la violenza sulle donne è ancora una triste realtà. Per guardare avanti è sempre utile raccontare le storie passate, non solo in occasione del 8 marzo o del 14 giugno. Il recente libro di AARDT (Archivi Riuniti Donne Ticino) “Finalmente cittadine!” parla del “Rütli di Lugano” e di molto altro: una lettura indispensabile per tutte e tutti, soprattutto per le giovani e i giovani.

Cristina Zanini Barzaghi, municipale Lugano, 14 giugno 2021

(1) In voto vi era l’introduzione di un nuovo articolo nella costituzione per la protezione dell’ambiente, approvato con il 92% dei votanti (partecipazione 37%). Proprio come stiamo per fare nuovamente oggi con la tassa sul CO2.