Articolo apparso su La Regione del 15 gennaio 2019.
Ho ascoltato con attenzione quanto detto dal sindaco Marco Borradori nel suo discorso di Capodanno. E ho preso nota, in particolare, di una frase: «Lo spazio pubblico crea identità e la sua qualità è fondamentale».
Il sindaco ha fatto un lungo elenco di «luoghi che concorrono a definire il volto della città» e che, «soprattutto, danno qualità al vivere comune, regalano esperienze e creano memorie per il futuro».
Come non essere d’accordo? E tuttavia mi chiedo: quali memorie per il futuro ha lasciato questa legislatura? Certo, abbiamo lavorato molto per lo spazio pubblico (anche con qualche iniziativa davvero interessante come il concorso per il Parco Viarno). Ma, io credo, senza imprimere ancora una vera svolta.
La nuova via della Posta è ora abbellita da una pavimentazione pregiata e da una fontana, ma è senz’anima e con pochissimi alberi e panchine. Il tanto criticato arredo urbano temporaneo è stato completamente cancellato e l’asfalto domina incontrastato. È come se fosse prevalso il timore di occupare con troppo verde gli spazi che vengono correntemente utilizzati come posteggi abusivi.
La via Adamini è in cantiere. Le richieste di migliorare il progetto, fatte al momento della pubblicazione, sono rimaste lettera morta. Anche dopo i lavori di canalizzazione avremo una strada eccessivamente larga, senza alberature e spazi comodi per i pedoni e, soprattutto, senza la creazione di una vera piazza per il quartiere di Loreto. Peraltro, l’attuale chiusura dimostra come sarebbe possibile e utile moderare il traffico e limitare l’accesso ai soli residenti.
La via Basilea andrà prossimamente in cantiere senza il viale alberato prescritto nel piano regolatore tuttora in discussione in Consiglio comunale. Non se ne trova traccia nel progetto pubblicato. Un’evidente contraddizione: si reclama giustamente per l’eliminazione dei giardinetti del piazzale di Besso, ma poi non si chiede con altrettanta forza di aumentare il verde laddove è già previsto.
Le ciclopiste avanzano a passi di tartaruga: occorrerà avere il coraggio di eliminare alcuni posteggi laterali per realizzarne qualcuna in più. Nel frattempo i ciclisti cercano di circolare in sicurezza, purtroppo utilizzando anche i marciapiedi ed entrando in conflitto con i pedoni.
E poi, il piano della viabilità (PVP): è stato speso quasi mezzo milione per permettere a 500 automobili al giorno di svoltare dal lungolago, dove ne passano 20’000, al centro. In pratica si è spostata la colonna da via Balestra a viale Cattaneo senza cambiamenti significativi in Corso Elvezia, aumentando nel frattempo il traffico sul lungolago e causando ritardi ai bus. Così facendo è difficile immaginare un centro pedonalizzato e un lungolago più a misura d’uomo.
Ora finalmente vi è una maggiore consapevolezza dell’emergenza ambientale, che ha fatto irruzione nelle nostre vite in tanti modi ed è diventata anche una dibattuta questione politica.
Ma se i fatti negano le intenzioni bisognerà fare qualcosa di diverso, con buone pratiche semplici e poco costose: ad esempio, aumentando gli alberi negli spazi pubblici, nelle piazze, lungo le strade, nei parchi, lungo i fiumi e sul lungolago. E attivando politiche di disincentivazione del traffico. Accelerare in questa direzione non è più soltanto una possibilità. È una necessità. Segnare una svolta a favore dell’ambiente e del verde a Lugano si può.
Cristina Zanini Barzaghi
Municipale PS Lugano