Gentile Signor Artioli,
ho ricevuto il Suo libro “Menotrenta”, che ho letto con interesse.
Apprezzo molto la volontà di capire meglio la nostra città, visto che ci abita da poco tempo. Le fotografie in bianco e nero di Gianluca Vaghi sono magnifiche. Mostrano tanti angoli della città – alcuni noti e altri meno noti – tutti con un certo grado di fascino, anche quelli dismessi. Per contro, nei titoli e nei testi si trovano quasi solo considerazioni negative, e sono quindi piuttosto perplessa. Nell’introduzione, Stefano Bolla definisce Lugano rassegnata e moribonda. Certo: Lugano ha dei difetti, ma possiede anche tanta forza positiva.
A mio parere Lugano è semplicemente troppo conservatrice e poco coraggiosa nel cambiare il suo destino. A Zurigo, negli anni Ottanta la polemica della municipale socialista Ursula Koch contro lo sviluppo urbano ha fatto cambiare radicalmente approccio, e in quella città ora si vedono i risultati di tale svolta. Da noi invece non è ancora avvenuto un vero cambiamento di rotta: condivido quindi con Lei che siamo in ritardo di trent’anni.
Il Municipio dal 2013 cerca di colmare questo ritardo. Dopo il risanamento delle finanze, la riorganizzazione dell’amministrazione – adattata alle nuove dimensioni della città – abbiamo elaborato nel 2016 delle linee di sviluppo, che dobbiamo ora concretizzare. Ho sollecitato molto questo passo, per nulla scontato. Non sono riuscita ad introdurre tutte le mie idee, che si riferiscono alla piattaforma elettorale rosso-verde, ma qualcosa inizia a muoversi nella giusta direzione. Leggendo il Suo libro, mi sembra che Lei abbia le mie medesime visioni e mi piace immaginare che anche Lei voglia una Lugano più progressista e simile alle altre città svizzere: una città con maggiore qualità architettonica, con spazi urbani più verdi, con più mobilità lenta e trasporti pubblici e meno traffico veicolare.
Concordo anche con Lei sul fatto che si debbano risanare e valorizzare gli edifici dismessi, e che per realizzare i grandi progetti dobbiamo unire le forze anche con i privati. Il Municipio ha già sul tavolo moltissimi progetti che vanno proprio in questa direzione. Essi avanzano purtroppo in modo più lento di quanto si vorrebbe. Lei, che come me è attivo nel mondo della costruzione, sa che i cantieri richiedono tempi lunghi: quelli pubblici ne richiedono ancor di più. Infatti, anche in presenza di una strategia stabilita, i processi decisionali non sono lineari, e purtroppo spesso vi è anche un po’ d’incoerenza: si chiedono più investimenti e nel contempo si riduce il moltiplicatore; si vogliono più ciclopiste e verde, e nel contempo si chiede di aumentare i posteggi e riaprire le strade in centro; si vuole più animazione, ma poi molti abitanti reclamano per gli schiamazzi. Non è facile fare politica. Ci vuole ogni giorno pazienza e costanza.
Lugano è una piccola Svizzera, con 21 quartieri e variegate realtà. Io credo in una città con qualità diffusa e centri d’interesse distribuiti e condivisi. Il comparto dell’Arbostora, del monte Bré e della val Colla sono importanti, tanto quanto l’area urbana che va da Barbengo a Cornaredo. Le periferie non sono dei dormitori: numerose associazioni e attività di volontariato animano tutta la città. Purtroppo la Sua “Riflessione” si limita ad “Impressioni” sul centro e su alcuni edifici. La bellezza di una città non è fatta solo da muri ben tenuti, ma soprattutto dalle interazioni sociali dei suoi abitanti e dalla possibilità di incontro negli spazi pubblici. I promotori privati, come Lei e le ditte sponsor del libro, potrebbero già tenerne conto oggi nelle proprie realizzazioni. Spesso ciò però non avviene. E allora penso che se mettessimo da parte la negatività e imparassimo a discutere – fra pubblico e privato – delle soluzioni per i temi più controversi, potremmo creare assieme una Lugano più bella e viva.
Sono a Sua disposizione per uno scambio di opinioni in vista dei prossimi libri “Analisi” e “Azione”.
Con cordiali saluti.
Cristina Zanini Barzaghi , ingegnera civile dipl. ETH, municipale PS Lugano
27 maggio 2019