Focus sulla residenza per anziani autosufficienti di via Adamini 16 a Lugano.
Viaggio alla riscoperta di una conquista sociale ottenuta e consolidata da un gruppo di donne luganesi all’avanguardia
di Alfonso Reggiani La Regione 21 agosto 2017
Una risposta concreta a un bisogno crescente: la diedero un gruppo di donne luganesi promotrici della Residenza Emmy, una struttura che ha messo le proprie radici in via Adamini 16 a Lugano. Una struttura che offre una ventina di appartamenti a pigione moderata ad anziani in età Avs e autosufficienti. Inaugurato nel 1972, l’edificio venne progettato dall’architetto Gianfranco Rossi su un terreno concesso dalla Città in diritto di superficie con vincolo di restituzione dello stabile nel 2030 “senza debiti e in buono stato”, rinnovato fino al 2055 dal Consiglio comunale nel marzo 2013.
A raccontarci la storia della società cooperativa Residenza Emmy senza scopi di lucro, la municipale di Lugano e presidente del Consiglio di amministrazione dal 2012 Cristina Zanini Barzaghi e Renata Raggi-Scala socia da tempo, presidente onoraria della Federazione associazioni femminili Ticino Plus (sodalizio che celebra i 60 anni di vita). E fu proprio l’allora Federazione ticinese delle società femminili, che riuniva dodici associazioni, a farsi carico di offrire una vita indipendente e attiva ad anziani che beneficiavano e beneficiano solo dell’Avs. Dapprima costituì la società nel 1959, poi grazie alla tenacia di donne coraggiose in una società ancora più dominata dai maschi rispetto a quella di oggi il progetto vide la luce. La prima presidente fu la signorina Maria Luisa Albrizzi, l’unica che poteva autonomamente visto che non aveva bisogno del consenso del marito come le altre consigliere che erano coniugate. Anche oggi la società è gestita solo da donne. «Allora lo spirito di collaborazione era molto forte, le donne erano più intraprendenti – ricorda Renata Raggi-Scala –. Oggi sento meno questo spirito, forse perché il tema del genere, ottenuto il diritto di voto e di eleggibilità nel 1971, non è più un argomento d’attualità». Eppure, sottolinea Zanini Barzaghi, «la presenza femminile nei gremi politici e ai vertici delle aziende è tuttora scarsa e la disparità salariale fra sessi è tuttora ben presente nella società».
Ventun alloggi, una rete sociale e nuove idee
Alla Residenza Emmy, non una vera e propria cooperativa perché gli inquilini non sono soci, ci sono 21 appartamenti (6 bilocali, 15 monolocali), in cui oggi vivono persone sole e una coppia. Da qualche tempo c’è una custode. Non esistono infrastrutture mediche a supporto degli anziani. anche se da marzo, tramite un comodato con la residenza per cinque anni, un’infermiera del Servizio di assistenza e cura a domicilio del Luganese (Scudo) segue regolar- mente la salute degli inquilini. Nella grande sala comune al pianterreno vengono organizzate diverse attività, dalla ginnastica allo yoga settimanale, dai pranzi ai lavori manuali. «C’è insomma un minimo di accompagnamento ed è stata attivata una rete so- ciale – spiega Zanini Barzaghi –. Rispetto al passato anche gli inquilini sono cambiati. Prima erano soprattutto donne, ora anche uomini». La residenza ha ricevuto e riceve aiuto anche dall’Aila (Associazione italiana di Lugano per gli anziani).
Due monolocali disponibili
La residenza continua a svolgere il mandato per cui venne edificata 45 anni fa. Tuttavia, rimarca Renata Raggi-Scala, «a Lugano mancano sempre appartamenti per persone con redditi medio-bassi di fronte a tanti alloggi che restano sfitti». Un problema noto e di stretta attualità. Tanto che, fra le prospettive future del Cda della residenza, oltre a proseguire l’attività nello spirito delle promotrici cercando di migliorare il sostegno sociale con i servizi attivi nel territorio e di organizzare momenti di aggregazione nella sala multiuso, c’è anche quello di “trasmettere la propria esperienza ed estenderla ad attività analoghe”. Senza trascurare l’aspetto legato al risparmio energetico nel caso di rinnovo dell’edificio. Ma questa è musica del futuro. Intanto, sono disponibili un paio di appartamenti (monolocali). Costano 550 franchi al mese, più 110 di spese. Per i bilocali si spendono invece 850 franchi più altri 220 di spese. Interessati rivolgersi a contabilita@casadellagiovane.ch o allo 091 911 66 45.
Il nome dedicato a Emma Degoli
Il nome della residenza è dedicato a Emma Degoli che fu fra le promotrici e si occupò fino al 1997 della gestione amministrativa e del benessere degli inquilini. A costituire la società furono l’Associazione cooperatrici Migros, le Amiche della giovane, le Dame della carità (volontarie vincenziane), la Federazione ticinese delle società femminili, la Frauenverein evangelische Kirche Lugano, la Frauenverein für soziale Hilfe Lugano, il Movimento per il voto della donna, l’Opera cattolica per la protezione della giovane (Pro filia), la Società donne liberali Lugano, il grup- po femminile della Società impiegati di commercio e l’Unione donne socialiste ticinesi (Coordinamento donne della sinistra). A cavallo del cambio di secolo vi sono diverse vicissitudini legate al rinnovo dell’edificio. Nel 2011 la cooperativa si trova a un passo dal fallimento. Grazie all’iniziativa di Renata Raggi-Scala nel 2012 il Cda viene rinnovato con donne attive in diversi ambiti professionali. Negli ultimi 5 anni la cooperativa è stata risanata grazie alla collaborazione del Municipio di Lugano.
Gli albori di un’impresa al femminile
“Residenza Emmy; Storia di un’impresa al femminile” è il titolo del libro di Karin Stefansky pubblicato nel 2009 dall’Associazione archivi riuniti donne Ticino. E di una vera e propria impresa si tratta. Sì, perché gli inizi sono difficili. Tutto nasce alla seconda esposizione nazionale del lavoro femminile tenutasi a Zurigo nel 1958 quando la Federazione ticinese delle società femminili espone un battellino ticinese illustrando tre programmi: “Collaborazione sociale e assistenziale; casa per persone anziane e voto alle donne”. Poi, la federazione costituisce un comitato incaricato di affrontare la questione, viene valutato un terreno a Besso presso la chiesa di San Nicolao e si contattano gli architetti Americo Marazzi e Silvia Witmer-Ferri. L’anno successivo il terreno, peraltro gravato da ipoteche, viene acquisito e il progetto approvato. Ma come finanziare la costruzione? Alla richiesta di sussidi, il Dipartimento delle opere sociali risponde picche perché gli appartamenti di uno e due locali non rientrano nel decreto federale. E i pareri di Cantone e Città divergono…