mia intervista sul Corriere del Ticino per il primi 100 giorni di legislatura.
www.cdt.ch 23 luglio 2013
I primi cento giorni della municipale socialista «Più facile alzare le imposte che tassare il sacco»
di Claudio Meier
Dei municipali di Lugano, è l’unica veramente «nuova», visto che Marco Borradori e Michele Foletti nella stanza dei bottoni di Palazzo Civico c’erano già stati. Cristina Zanini Barzaghi, ingegnere, 48 anni, sposata, due figli adolescenti, finora ha invece «servito» solo in Consiglio comunale, sempre per il Partito socialista: 12 anni a Carabbia e, dopo l’aggregazione, 5 anni a Lugano.
Come è stata accolta in Municipio?
«Sicuramente bene. È vero che sono l’unica davvero nuova ma un minimo di cambiamento c’è stato, anche se Foletti e Borradori c’erano già stati. Quindi c’è la possibilità di discutere su consuetudini assestate nel tempo e di modificarle. In più Borradori ha una visione anche cantonale. Nel Comune si va invece anche sul piccolo: nelle sedute si passa dal PVP alle multe dei cani e le riunioni sono molto lunghe».
Poi ognuno «esterna» per conto suo.
«Discussioni che all’interno sono tranquille, chissà perché all’esterno vengono amplificate. Faccio l’esempio concreto del parere sulla situazione finanziaria espresso da Giorgio Giudici settimana scorsa in Municipio, che il giorno dopo è uscito ingigantito dalla frase «terrorismo finanziario». In realtà questa cosa era stata discussa tra noi e si era detto di non volerle dare un aspetto troppo «contabile».
All’inizio sembrava tutto rose e fiori, adesso appare qualche «crepa».
«Sono convinta che siamo ancora nel «limbo», in attesa di discutere sui problemi veri. Prima o poi ci sarà un confronto, ma sarà fatto in modo civile come finora. Ognuno porterà le sue opinioni, ci sarà chi si ritrova in maggioranza o in minoranza ma alla fine dovremo difendere le decisioni in modo collegiale. Io sono cosciente di essere in una posizione un po’ particolare, come Angelo Jelmini, di una persona che rappresenta un partito, quindi siamo soli…»
Siete soli ma potete essere anche l’ago della bilancia.
«Vero. Possiamo anche cercare di trovare dei consensi trasversali. Sono l’unica ad esempio a pensarla diversamente sul tema delle mense per tutti i redditi. D’altra parte ero tra i mozionanti, facevo parte della commissione che l’ha esaminata in Consiglio comunale, quindi era difficile pensare che potessi avere una posizione differente dopo due mesi. Rispetto comunque la decisione collegiale del Municipio e come Dicastero Edilizia pubblica collaborerò senz’altro a cercare delle soluzioni – possibilmente meno onerose dal punto di vista finanziario – in modo da arrivare almeno l’anno prossimo a far partire il nuovo regolamento».
Tra lei e Giovanna Masoni c’è un’affinità di genere?
«In effetti il «frauenverein» si è un po’ ricostituito. A volte mi sembra di percepire il fatto che solo io, Giovanna e Angelo – che infatti è spesso con noi – abbiamo dei figli. Restiamo al tema delle mense: può essere visto come un privilegio, però se non le facciamo togliamo anche delle possibilità a donne formate che possono continuare a lavorare, magari anche solo a tempo parziale, producendo anche risorse fiscali. Questi sono «buoni contribuenti». Se io sono riuscita ad arrivare fin qui, è anche perché sono riuscita a conciliare famiglia e lavoro, con tanti sacrifici finanziari: mio marito è stato comprensivo anche perché per anni quello che riuscivo a guadagnare andava tutto per la collaboratrice che avevo in casa».
Continuiamo a parlare di soldi e di finanze pubbliche. Qual è la verità?
«Ognuno ha la sua. Se prendo il programma di legislatura del mio partito, la posizione è chiara: si può benissimo avere a Lugano un moltiplicatore al 75%. In questi ultimi anni al 70% le risorse fiscali sono state erose. I 30 milioni che dobbiamo recuperare adesso sono quelli persi nel gettito degli ultimi 4-5 anni. Non è una novità e come PS la segnalavamo già da un paio d’anni. Naturalmente dicono che siamo «il partito delle tasse». Ma incontro gente dei Comuni aggregati che mi dicono: ‘in fin dei conti fino all’altro ieri avevamo il moltiplicatore al 90% e non vedo perché non si possa portarlo al 75%: non muore nessuno’. Io penso che su questa cosa piano piano si potrà trovare una convergenza. Perché così facendo attenueremmo anche gli effetti della perequazione intercomunale. C’è poi un nuovo aspetto che entra in gioco, perché anche il Cantone parla di ritoccare le imposte».
Un tema sul quale è direttamente coinvolta, come responsabile del Dicastero Servizi Urbani, è quello della tassa sul sacco.
«Qui trovo che sarà più difficile far accettare un aumento del moltiplicatore e contemporaneamente una tassa ecologica, senza fare qualcosa anche dal punto di vista delle uscite. ».
Quanto può valere per le finanze pubbliche una tassa sul sacco?
«Se li facessimo pagare anche solo un franco, riusciremmo a incassare quasi 5 milioni all’anno. Si potrebbe anche dare dei sacchi gratuiti, però mettiamo che una famiglia produca un centinaio di sacchi di rifiuti all’anno (due alla settimana): per loro il costo sarebbe di 100 franchi, mentre ci sono Comuni che hanno delle tasse di base – queste sì assolutamente poco sociali – di 200-300 franchi».
Restando ai rifiuti, adesso c’è anche un po’ di confusione sulla plastica da smaltire, sul PET negli Ecopunti…
«Ne approfitto per dare qualche spiegazione. Il Cantone una decina di giorni fa ha detto che il riciclaggio della plastica economicamente ha poco senso. È stato anche deciso che il riciclaggio del PET deve essere fatto da chi lo produce, attraverso i negozi: chi lo vende deve riprenderselo. Come Città abbiamo deciso che il PET può essere smaltito solo negli Ecocentri e i contenitori negli Ecopunti sono stati tolti, ma anche noi consigliamo di riportarlo al negozio. Nei quartieri aggregati però la comunicazione non è stata molto chiara, non si è spiegato bene perché succedeva tutto questo».
Gli abitanti della Val Colla sono un po’ preoccupati.
«Sì, perché gli è stato comunicato di portare i rifiuti riciclabili all’Ecocentro di Molino Nuovo, che non sembra molto razionale. Bisogna aggiungere però che stiamo già collaborando con una ditta privata che opera in Val Colla per poter aprire anche lì un Econcentro. In realtà con la tessera della Città si può andare ovunque. Il primo livello nella raccolta dei rifiuti sono i sacchi, il secondo gli Ecopunti per carta e vetro, il terzo gli Ecocentri. Vorrei introdurne un quarto, valorizzare maggiormente i rifiuti recuperabili, promuovendo maggiormente i mercatini dell’usato e collaborando con azioni caritatevoli, e un quinto, trovare il sistema di produrre meno rifiuti: ad esempio bere l’acqua del rubinetto, che è ottima».
I luganesi sono un po’ «viziati»?
«A Lugano si danno per scontate tante cose che invece non lo sono. Prendiamo ad esempio i nostri Lidi: bellissimi, ma con un grado di copertura dei costi del 20-30% Ci si può chiedere se chi viene da fuori Comune non dovrebbe pagare di più. O ancora, ci sono manifestazioni importanti, come Estival Jazz o Longlake Festival, che creano un sacco di lavoro ai servizi comunali ma che sono completamente gratuite. Mentre a Locarno si riempie la piazza con tariffe assolutamente impopolari».
Parliamo di risparmi possibili.
«Con le aggregazioni i Servizi urbani si trovano confrontati a un territorio più vasto con gli stessi mezzi. Quindi un primo risparmio sarà non aumentare! Tagliare senza intaccare la qualità dei servizi sarà però difficile».
La Città si muove sui grandi progetti.
«Ci si è concentrati troppo sui grandi investimenti. Ce ne sono invece altri che meriterebbero altrettanta attenzione. Ad esempio gli alloggi, che a Lugano sono un’emergenza. Se abbiamo tanti problemi di mobilità, è anche perché le persone sono costrette ad andare altrove, ad uscire dalla città, perché non si trova più nulla a prezzi accettabili. Mi chiedo: se puntiamo solo su residenze di lusso, acquistate solo da stranieri ricchi che non ci vivono, chi vivrà più in centro? Perché nelle famose unioni pubblico-privato – ad esempio al Campo Marzio – non cercare investitori più «sensibili», come si trovano in altre parti della Svizzera, che si accontentino di una redditività del 5-6%? Invece qui tutto è in vendita e la redditività è del 20-30%: questo ha sballato il mercato. Qualcosa deve cambiare, se si vendono spazi pubblici bisogna che qualcosa torni alla comunità: un parco, un percorso, una piazza da vivere. Guardo Piazza Battaglini, Piazza Rezzonico, penso alla futura piazza del LAC senza nemmeno un baretto, un tavolino, e mi chiedo: ma che città vogliamo?».
Una città più viva ma senza problemi.
«Ci sono tanti atti di vandalismo. Troppi. Ad esempio, nei gabinetti pubblici dove bisogna continuamente intervenire con delle riparazioni. E chiuderli non è una risposta accettabile. Bisogna fare opera di educazione ma anche di repressione. Vorrei fare un’analisi finanziaria e vedere quanti punti di moltiplicatore costano questi vandalismi».
Com’è il rapporto con i cittadini?
«Un’altra cosa che mi ha impressionato in questi tre mesi di Municipio è il tema delle lamentele. Spesso ci sono segnalazioni educate, in alcuni casi invece c’è molta aggressività, l’idea del ‘tutto è dovuto’. Tutti possono aiutare la città segnalandone i problemi. Magari senza aspettarsi una risposta proprio immediata: ricordiamoci che la città ha circa 2000 impiegati».
C’è anche la questione delle commissioni di quartiere.
«Le commissioni sono state di fatto annullate a fine legislatura. Ma per alcune cose, le piccole cose dei miei servizi, sarebbe importante avere dei contatti. Con Borradori stiamo lavorando su una soluzione per riattivarle. Ma quello che è da creare è proprio un’identità di quartiere, che gestisca autonomamente alcune attività, in modo da creare una collaborazione, un dare e avere con la città. Sono cose che non creano costi. Pensare non crea costi».